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Il disturbo d’ansia sociale. Quando la scuola diventa difficile.


  • Ti capita che i tuoi amici ti invitino in luoghi o attività sociali ma di solito dici che non ci vai ed inventi scuse per giustificarti?

  • Quando ti invitano ad un aperitivo trovi una scusa di non poterci andare?

  • Gli amici ti etichettano come un a-sociale mentre tu sei semplicemente ansiosa e non sai perché?

  • Ti capita che non riesci a partecipare ad una discussione anche quando avresti qualcosa di interessante da dire?

  • Ti capita di avere tachicardia, sudorazione e affanno come risposta della tua ansia ed hai paura che gli altri intorno a te possano accorgersene?

  • Sei sopraffatto quando ci sono troppe persone in giro? Ti senti come se fossi sopraffatto da troppe informazioni e cerchi di scappare via e cerchi di andare nella tua zona di comfort in cui poterti sentire più al sicuro?

  • Potresti essere affetto da disturbo di ansia sociale (DAS).

Definizione

Il Disturbo d’Ansia Sociale (DAS) più noto come fobia sociale, è un disturbo psicologico che, se non viene opportunamente trattato, “può provocare danni significativi nella vita di una persona nonché comportare ingenti costi sociali”[1]. E’ caratterizzato da un’intensa paura delle situazioni sociali o in quelle in cui comunque è previsto il giudizio degli altri (per esempio incontrare un persona sconosciuta, sentirsi osservati mentre si mangia o si beve). Spesso tende ad esordire nell’adolescenza (mediamente intorno ai 15 anni) e colpisce in maniera superiore le donne. Potrebbe manifestarsi anche nell’infanzia ed essere preceduto da disturbo da ansia da separazione e da mutismo selettivo.


Decorso

Se non trattato il DAS tende a mostrare un decorso cronico e potrebbe evolvere in altri disturbi come la depressione l’uso di sostanze (Stein et al.2011)


Descrizione

Le persone che soffrono di DAS sono ossessionate dal voler fare un’impressione positiva agli altri, ma si sentono insicure di poterci riuscire. Di solito sono presenti credenze false che le persone con DAS hanno nei confronti di se stesse, ad esempio credono di essere stupide o noiose[2]. A questo punto si manifesta ansia che viene gestita dal soggetto con ipervigilanza o strategie di evitamento.


Epidemiologia

E’ un disturbo piuttosto diffuso e colpisce fino al 13% della popolazione (Antony e Swison, 2000; Kessler et al.2005, Sommers, Goldner, Waraich, Hsu, 2016).

Fortunatamente esistono trattamenti molto efficaci per il DAS che comprendono sia interventi farmacologici che psicologici(ibidem). La terapia cognitivo comportamentale sul DAS è un trattamento efficace (Evidence Base) e con evidenze scientifiche (Rodebaugh et al. 2004).


Consigli

Al fine di gestire l’episodio ansioso i soggetti potrebbero mettere in atto strategie difensive di evitamento (non andare alle feste, evitare luoghi di ritrovo o comunque situazioni, anche lavorative o scolastiche che presuppongono la presenza di eventi sociali o pubblici).

L’esposizione agli eventi e alle situazioni potenzialmente ansiogene potrebbero paradossalmente ridurre la quantità di paura esperita dal soggetto.




Il contesto scolastico

C’è da porsi una domanda: considerato che l’esordio del disturbo avviene durante il periodo scolastico, intorno ai 15 anni di media, cosa accade a quegli adolescenti che nel loro percorso scolastico o nella relazione con il gruppo dei pari dovessero manifestare il DAS? Bisogna tenere conto che il disturbo specifico dell’apprendimento (DSA), di cui si parla con maggiore frequenza nel contesto scolastico, ha una epidemiologia del 3-4% contro il disturbo d’ansia sociale che arriva fino al 28%(Kearney 2002; 2007).

"In studi condotti su persone con DAS che si sono presentate ad una clinica per la depressione si evidenziano episodi gravi di bullismo durante la fanciullezza (Gladstone, Parker e Malhi, 2006) e, in studi su studenti di college, si è trovata una relazione tra i racconti di essere stati frequentemente presi in giro e i punteggi sulle scale di misura dell’ansia sociale (Roth, Coles e Heimberg, 2002)"Ibidem

Esiste per certo il rischio che chi ne è affetto abbia difficoltà di affrontare gli studi e soprattutto il rapporto con l’autorità del docente. Il fallimento della performance scolastica rafforza e conferma le credenza disadattive del soggetto:

Sono stupido - sono incompetente - sono un fallito


A questo punto il passo verso l’abbandono scolastico o la rinuncia ad un percorso di studi più idoneo alle capacità cognitive del soggetto è breve.

Il decorso del disturbo, come si è detto, espone più facilmente a depressione e uso di sostanze. La presenza di una figura psicologica all'interno degli istituti scolastici diventa allora fondamentale al fine di individuare quei soggetti a rischio e stabilire un eventuale trattamento.


Consigli per gli insegnanti

  • Cercate di individuare quei casi sospetti e dopo essersi confrontati con i colleghi, parlatene con l’allievo e con i suoi genitori.

  • Proponete, almeno all’inizio, forme alternative di valutazione, evitando in un primo momento l’interrogazione orale e proponendo per esempio valutazioni scritte.

  • Stimolatelo ad esporsi gradualmente, per esempio provando a fargli porre delle domande in pubblico.

Consigli per quei ragazzi che soffrono del disturbo

  • Se eviterete di esporvi a quelle sensazioni che vi creano ansia rafforzerete il sintomo. Vi suggerisco invece di porvi dei piccoli obbiettivi, facilmente raggiungibili. Per esempio parlare con l’insegnante del vostro disturbo, lo so ne avrete paura, ma potreste scoprirli disponibili nei vostri confronti e comprensivi verso il vostro problema.

  • Provate a fare domande in classe e misurate volta per volta il vostro livello di paura. Scoprirete che l’intensità tenderà a scendere!

  • Proponetevi di leggere qualcosa di fronte ad un gruppo, per esempio in classe.

  • Provate a fare appositamente errori in pubblico, possibilmente a scuola e misurate la differenza tra cosa pensate potrebbe accadere e quello che invece accadrà realmente.

Insomma, sperimentatevi, esponetevi alle vostre ansie sociali, se il vostro obbiettivo è quello di ridurle!



[1] Martin M. Antony, Karen Rowa, Disturbo d’ansia sociale, Giunti OS 2010.

[2] Clark, D.M. e Wells, A. (1995). A cognitive model of social phobia. In R.G. Heimberg, M.R. Liebowitz, D.A. Hope e F.R. Schneier (a cura di), Social phobia: Diagnosis, assessment, and treatment. New York: Guilford.


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